I primi 7 mesi del 2022 ci mostrano un aumento degli incidenti e delle patologie lavorative denunciati e un numero inferiore di decessi sul lavoro, rispetto allo stesso periodo nel 2021.
Il nostro Paese ha superato la metà dell’anno corrente registrando:
– il 41,1% in più di infortuni sul lavoro
– il 16% in meno gli incidenti mortali
– il 6,8% in più delle patologie professionali
Le leggi italiane – supportate da quelle europee – obbligano ogni impresa a tutelare la salute e l’integrità dei propri dipendenti: cosa è stato effettivamente fatto? Quali sono le soluzioni più efficaci per limitare ulteriormente incidenti e infortuni potenzialmente gravi?
E soprattutto, come possono essere interpretati i dati emersi, cosa ci rivelano sulle iniziative adottate finora e sulla loro efficacia?
Cause principali degli infortuni sul lavoro nel 2022
Per ovvie ragioni non potremo conoscere e analizzare ogni singola denuncia, tuttavia possiamo spingerci a esporre alcune considerazioni generali.
Ad esempio:
– Nel 2021 sono stati denunciati meno contagi professionali da Covid-19. Questa tendenza può essere dovuta al rientro totale della forza lavoro in azienda, dopo un paio d’anni di stop alternato a smart-working nei contesti che permettevano tale soluzione.
– Le denunce che non riguardano il virus ormai più famoso dei nostri tempi, invece, sono aumentate del 20% e la maggior parte di queste riguardano gli infortuni in itinere.
Gli infortuni sul luogo di lavoro sono diminuiti del 5,2%, mentre quelli sul tragitto andata/ritorno casa-lavoro, sono aumentati del 27,5%.
A cosa si deve un tale aumento di incidenti stradali nelle ore di punta? Poiché i dati vengono sempre raffrontati con quelli degli anni appena precedenti, possiamo ipotizzare che nel 2020 e nel 2021 gli incidenti stradali siano diminuiti grazie alle limitazioni alla circolazione e, come dicevamo prima, allo smart-working.
Tuttavia il panorama è preoccupante: le misure obbligatorie sembrano non essere sufficienti.
Perché aumentano gli infortuni sul lavoro?
Nonostante oggi esistano molti metodi per prevenire ed evitare gli incidenti sul luogo di lavoro, questi rimangono comunque a livelli elevati o addirittura aumentano.
Iniziative statali, leggi e buon senso pare non siano ancora adeguati a raggiungere lo scopo: perché?
Possiamo ipotizzare diverse ragioni e concause, tra le quali:
– I sempre minori diritti dei lavoratori, che non vengono riconosciuti o non sono garantiti.
Un esempio recente sono le aziende che non hanno applicato le norme di sicurezza richieste dall’emergenza pandemica, costringendo però i propri dipendenti a lavorare per non perdere il posto.
La prevenzione dei contagi in questi luoghi è totalmente delegata ai lavoratori, che devono procurarsi i DPI e rispettare il distanziamento sociale, senza alcun supporto da parte della direzione aziendale.
– Il ruolo sempre più marginale della medicina del lavoro, che oggi pare essere sempre più uno strumento di facciata anziché di effettiva tutela della salute dei lavoratori, per esempio in presenza di sostanze nocive. I medici del lavoro, inoltre, tendono a riconoscere sempre meno malattie professionali, nell’interesse e a favore esclusivo dell’azienda.
– L’intero sistema economico ormai è basato sulla competitività, sul profitto e, di conseguenza, sullo snellimento dell’attività produttiva.
Ciò comporta il continuo tentativo di ridurre i costi del lavoro, quindi le spese sociali, sanitarie e necessarie all’istruzione dei dipendenti in merito ai rischi correlati alle loro attività e a come evitarli.
Non solo: in più di una circostanza è stato rilevato che, per velocizzare la produzione, si ricorre addirittura alla disabilitazione dei dispositivi di sicurezza dei macchinari.
– Il ricatto delle delocalizzazioni, abbinato al basso potere d’acquisto dei salari italiani, comporta che i dipendenti siano più propensi ad accettare ambienti di lavoro e condizioni sempre peggiori per pochi euro in più.
– Le leggi e le sanzioni non sono sufficienti a far rispettare gli obblighi e le imprese sono disposte a rischiare per risparmiare denaro. Questo perché vengono fatti pochissimi controlli, mentre il risparmio economico che si ottiene a non occuparsi della salute e sicurezza sul lavoro, è invece molto alto. In breve, alle imprese conviene una sanzione ogni tanto piuttosto che investire in dispositivi di sicurezza per i lavoratori.
– I datori di lavoro non sono ritenuti poi così autorevoli dai dipendenti. Questo significa che, anche quando le aziende si applicano per tutelare la salute e la sicurezza di tutti, i lavoratori non sono sempre rispettosi delle disposizioni e attuano comportamenti che mettono a rischio la loro stessa incolumità.
– I corsi obbligatori sulla sicurezza sono spesso disconnessi dalla realtà dei fatti e sostanzialmente poco utili. Sono insufficienti o inadeguati a informare concretamente gli operatori impiegati nel processo produttivo, e a fornire loro la consapevolezza necessaria a evitare situazioni pericolose.
Esistono soluzioni?
Crediamo di sì:
– adeguare gli ambienti di lavoro e gli impianti;
– fornire ai lavoratori le istruzioni, come già previsto dalla legge 626 che vedeva nell’informazione uno strumento di prevenzione;
– contenere i ritmi di lavoro;
– impegnarsi in severi e ricorrenti controlli nelle aziende;
– inasprire sanzioni e conseguenze per i trasgressori;
– adottare tecnologie IoT.
Come migliorare la sicurezza del lavoratore?
L’applicazione delle tecnologie IoT permette di aumentare la produttività aziendale, ottimizzare la manutenzione di macchinari e strumenti, migliorare il contesto lavorativo in termini di sicurezza e salute dei lavoratori.
Le interconnessioni odierne possono integrare soluzioni l’IIoT (Industrial Internet of Things). M2M (Machine-to-Machine), di realtà aumentata e virtuale, e aprire così nuovi scenari migliorativi in campo industriale.
Basti pensare solo a come lo scambio di dati in real time contribuisca a tutelare la vita e la salute degli operatori, per esempio, in caso di caduta dall’alto.
Mettendo in comunicazione i lavoratori coinvolti nel processo produttivo alle macchine, attraverso DPI, cloud e sensori, è concretamente possibile prevenire e intervenire più che tempestivamente in caso di necessità.
Inoltre soluzioni di questo genere contribuiscono a tutelare le industrie che le adottano, perché permettono di conservare le informazioni in caso di infortunio sul lavoro, e di difendersi in fase di processo.
Sicurezza sul lavoro e tracciabilità dell’informazione: un aiuto concreto per le aziende
In Smart Track abbiamo cercato una risposta che rispondesse a tutto:
– salvaguardare la vita e la salute dei lavoratori
– permettere la comunicazione tra macchine, sistemi e persone
– tracciare e registrare i dati con trasparenza e nel rispetto della privacy
– tutelare l’azienda in caso di sinistro, anche grave
– garantire l’immutabilità delle prove presentate
– consentire l’accesso alle informazioni ai soggetti autorizzati
– certificare a fini legali, sanitari e assicurativi
– rispettare il D.L. 81/08
A questo scopo è nato Best Safe, un sistema integrato applicabile in ogni contesto aziendale, nelle imprese di qualsiasi dimensione e settore, che non presenta rischi connessi al suo utilizzo.
Best Safe inoltre collabora con i DPI, server virtuali, interfacce e funzionalità aggiuntive progettate dai nostri tecnici Smart Track, garantendo così un ampio raggio di applicazione ed elevata affidabilità.
Portare a 0 il numero di infortuni e morti sul lavoro richiede consapevolezza – sia da parte dei delle imprese che dei lavoratori – dei rischi e anche degli strumenti a loro disposizione.
I nostri tecnici saranno felici di illustrarti tutto il potenziale di Best Safe e come questa nostra soluzione contribuisce a rendere più responsabile e sicura la tua industria: contattaci subito.